Magellano
Il Diario dell’Inquietudine
TEATRO IN MUSICA
Ispirandosi liberamente all’opera Relazione del primo viaggio intorno al mondo del vicentino Antonio Pigafetta, Magellano dei Khaossia nasce dall’interesse per l’esplorazione e la contaminazione con il nuovo e il diverso.
Sulla scena, Ferdinando Magellano ripercorre la cronaca del suo viaggio, rievocando non solo lo stupore per la scoperta di luoghi e di popoli sconosciuti, ma anche l’affaticamento per gli imprevisti e la delusione per i tradimenti e le congiure. Rivive, quindi, i momenti emotivi dettati dall’inquietudine, eterna compagna del navigatore portoghese, tanto affascinante quanto rovinosa, indagata attraverso i contributi letterari di Gadda, Pasolini e Pessoa.
L’inquietudine ha in pugno l’animo di Magellano, scardina le sue certezze da europeo del Cinquecento e svela le sue debolezze: la paura di amare, il terrore della solitudine, la smania incontrollabile di conoscenza e gli intollerabili dubbi sulla fede in Dio.
Lo spettacolo vede dialogare tre diversi linguaggi artistici: Musica, Prosa e Visual art 3D. Essi si rincorrono, si mescolano e si contaminano, offrendo un’originale interpretazione del primo viaggio intorno al mondo.
Musica, sceneggiatura e video sono interamente scritte e prodotte dai Khaossia.
Genesi e sviluppo dello spettacolo
In questi luoghi, il gruppo musicale scopre e approfondisce la storia di Ferdinando Magellano, arrivando a ricostruire la mappa del suo viaggio e ad immaginarlo un “grande inquieto”, desideroso di una conoscenza che non ha mai fine.
Analizzando il tema spinoso dell’inquietudine, giunge l’influenza di Antonio Tabucchi.
Nel maggio 2010, durante la lezione per la laurea conferitagli dall’Università di Salonicco, Tabucchi tesse il filo dell’Inquietudine lungo il Novecento, intrecciando le personalità di Gadda e Pasolini a quella di Pessoa. Per i primi due l’inquietudine è strettamente legata all’impegno civile, invece per Pessoa diviene un’incompetenza verso la vita. L’uomo di Pessoa è alla costante ricerca della verità e, quando la trova, non lo soddisfa. Sviluppa, quindi, un profondo senso di estraneità verso la realtà circostante, la rinnega, non considerandola parte di se stesso.
Invece di rinunciare completamente alla vita o di subirla passivamente, quale potrebbe essere un modo per continuare a galleggiare in essa? Probabilmente impegnarsi in una nuova disperata
ricerca, illudendosi che porti a una verità più soddisfacente.
Il navigatore portoghese decide di riempire i vuoti affettivi con i luoghi, ma il luogo, ossia la verità di Pessoa, non è sufficiente per placare l’inquietudine, diventa patria solo per pochi giorni. Sorge il desiderio e la necessità di cercare un nuovo luogo, di riempire un nuovo vuoto affettivo, così il viaggio deve continuare. E, ormai certo dell’assenza di un porto sicuro dove seminare le proprie radici, giunge nelle Filippine. Se ne innamora perdutamente, per un attimo crede di poter legare per sempre il proprio nome a questa terra. È un illuso, difatti il destino ha in serbo per lui un nuovo viaggio, questa volta verso un luogo da cui è impossibile ritornare.
Jentu a Levante
Recensioni
Recensione di Salvatore Esposito (Blogfoolk, n.404 del 17 aprile 2019)
Recensione di Giorgio Ruggeri (Quisalento, dicembre 2018)
Rappresentato anche a
EUROPEAN TOUR 2018
Parigi – Au Petit Theatre du Bonheur
Madrid – Rincon del Arte Nuevo e Centro Social Entrevias
Ioannina – Beatnik e University of Ioannina
EUROPEAN TOUR 2019
Madrid
Londra
Parigi
Salonicco
Ioannina
Londra 2020, The Poetry Society, Covent Garden
in collaborazione con Antonio Riva
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